Venerdì mattina, in occasione della prima giornata dei Campionati Italiani Assoluti di Atletica Leggera a latere dell’inaugurazione della nuova pista dello Stadio Grezar avvenuta il giorno precedente l’USSI (Uniona Stampa Sportiva Italiana) ha organizzato una tavola rotonda sullo stato dell’atletica in Italia.
Alla tavola rotonda, organizzata da Matteo Contessa, redattore dei servizi sportivi del quotidiano “Il Piccolo” di Trieste e vicepresidente regionale dell’USSI Friuli Venezia Giulia – Gruppo Marco Lucchetta, del hanno partecipato:
- Elio Locatelli – Direttore tecnico Alto Livello Fidal
- Marco Sicari – Capo Servizio Stampa Fidal
- Franco Bragagna – la voce dell’atletica in RAI-TV
- Venanzio Ortiz – Campione Europeo a Praga 1978
- Roberto Fabbricini – Segretario generale del CONI
- Giorgio Brandolin – Presidente del CONI regione Friuli Venezia Giulia
Marcia dal Mondo attraverso gli ottimi rapporti con Matteo Contessa ha chiesto un breve articolo sulla giornata, visto che nella stessa si è parlato molto di atletica ma anche con qualche interessante spunto di marcia, che ora ci piace far partecipi i nostri lettori.
L'onda lunga della transizione negativa non si è ancora fermata, per l'atletica italiana. Il flop di Rio dello scorso anno (nessuna medaglia olimpica dopo 60 anni dall'ultima volta) aveva acceso i riflettori su una fase calante iniziata già molto prima, inducendo la Fidal a dover cambiare radicalmente le cose. Ma dieci mesi dopo il cantiere dell'atletica italiana è ancora aperto. Anzi, è in fase d'avvio, per quel che gli euroindoor di Belgrado e quelli a squadre all'aperto di Lille hanno detto. Agli Assoluti di Trieste, poi, si è potuto soltanto osservare qualche giovane "futuribile".
I due "uomini della rinascita", il Direttore Tecnico dell'Alto Livello Elio Locatelli e quello allo Sviluppo Stefano Baldini, sanno bene quanto è alta la montagna che dovranno scalare per riuscire nell'impresa. Locatelli, esperto navigante dei mari dell'atletica leggera e non solo italiana, ne ha parlato senza senza reticenze a Trieste, poche ore prima dell'avvio dei Campionati Italiani, in un incontro-dibattito con i giornalisti sportivi (il tema era proprio "Da Rio a Tokyo. Il quadriennio dell'atletica italiana verso i giochi della XXXII Olimpiade"), ma anche davanti ai suoi "datori di lavoro" della Fidal e perfino davanti a Roberto Fabbricini, segretario generale del Coni. Il primo macigno l'ha lanciato subito, esprimendo stupore e disappunto per l'assenza agli Assoluti triestini di tutti gli atleti che lui dovrebbe dirigere, quando manca un mese ai Mondiali di Londra e quasi nessuno di loro ancora ha ottenuto le prestazioni minime per potervi accedere. Un messaggio alla Fidal per niente cifrato e neppure nascosto, per fare in modo che in futuro occasioni "baricentriche" e collettive per valutare lo stato di salute dell'intero movimento, come sono i Campionati Italiani, non vengano declassate a meeting per giovani e atleti fuori del giro che conta.
Servono soldi per il rilancio, certo. I 5 milioni che la Fidal riceve dal Coni potrebbero anche bastare, è stato detto, ma dovrebbero essere spesi bene, con scelte mirate. E stante che il Coni altri soldi da elargire non ha, essendo a sua volta soggetto a una restrizione dei trasferimenti dallo Stato (450 milioni di euro l'ultimo anno) e dovendo redistribuire risorse a tutte le federazioni sportive affiliate, servono soprattutto progetti per ricreare un serbatoio già dall'età pre-adolescenziale. I campi scuola che nel dibattito di Trieste Venanzio Ortis ha ricordato, raccontando la sua esperienza di ex atleta azzurro di vertice, non ci sono più. Ma non c'è più neanche un progetto funzionante di collaborazione fra Coni e scuola. In Friuli Venezia Giulia, come ha fatto presente il presidente del comitato regionale del Coni, Giorgio Brandolin, il Coni-Scuola c'è e funziona anche bene (insegnanti di scuola primaria abilitati con corsi di formazione a far svolgere attività motoria ai loro scolari) al costo di circa 700mila euro. Ma non è replicabile a livello generale, perché il grande numero di impianti sportivi diffusi su tutto il territorio di questo angolo di nord est dell'italia, nelle altre regioni non esiste .
Insomma, ci vorrà un po' prima che i tessuti connettivi dell'atletica italiana si ricostituiscano. Nel frattempo dobbiamo fare conto sulle belle eccezioni che già abbiamo e sperare che reggano a lungo. "A ottobre presenterò il mio programma - ha detto Locatelli – se verrà approvato e sostenuto, credo che nel giro di due-tre anni si potrà tornare ad essere competitivi al punto da pensare a Tokyo 2020 con nuove speranze di medaglie”.
Intanto, però, l'unico serbatoio che sembra avere risorse superiori è la marcia, la “Santa Marcia” come lo stesso Dt l'ha definita. Quella disciplina che, spesso poco considerata, qualcosa ha ottenuto sempre.
“Se non fosse stato squalificato, a Rio una medaglietta Schwazer l'avrebbe sicuramente vinta. Adesso qualche cartuccia da sparare a Londra l'abbiamo”.
Già qualificati per la rassegna iridata sono Marco De Luca e Matteo Giupponi nei 50km maschili, Eleonora Giorgi e Antonella Palmisano nei 20km femminili. Da questi atleti Locatelli si aspetta molto, in Inghilterra. Anzi, a dirla tutta spera che portino medaglie. Intanto, incrociamo le dita e preghiamo per “Santa Marcia”.
Matteo Contessa

Marco Sicari, Elio Locatelli, Giorgio Brandolin, Roberto Fabbricini
(in copertina: Marco Sicari, Franco Bragagna, Elio Locatelli, Matteo Contessa)