26/07/2017   Lettera aperta di un allenatore Italiano a Marcia dal Mondo






L’argomento dello sbloccaggio, su cui recentemente abbiamo pubblicato alcune prese di opinione, in Italia riscalda i cuori.

 

Abbiamo ricevuto da un noto allenatore di casa nostra, che preferisce rimanere nell’anonimato (cosa che per altro abbiamo assolutamente garantito) alcune “brevi riflessioni personali sul giudizio della marcia atletica in Italia”.

 

E’ con vivo piacere che le pubblichiamo nell’interesse generale, come pubblicheremo anche altri pareri al riguardo nel caso dovessero pervenire.

 

 


 

 

Cari amici di Marcia dal Mondo,

 

purtroppo c’è una nota stonata nel giudizio della marcia atletica di casa nostra. Qualcosa di recente; qualcosa di costante.

 

Non voglio fare nessuna polemica sterile. Cerco solo di capire le ragioni, nel tentativo di stimolare una riflessione che coinvolga il più possibile, e in modo sereno, chi ha davvero a cuore le sorti di una delle più nobili discipline dell’Atletica Leggera.

 

Molti dei nostri migliori marciatori (marciatori e marciatrici, voglio sottolinearlo) spesso in Italia non arrivano al traguardo, per squalifica; all’estero sembrano subire una “metamorfosi” (in realtà marciano allo stesso modo) e, spesso, concludono la gara migliorando i loro primati personali, raggiungendo piazzamenti prestigiosi. 

 

Potremmo pure dire, per converso, che ci sono marciatori e marciatrici italiani che in patria concludono sempre, o quasi, la loro gara (magari con due red cards) e all’estero (quasi) mai.

 

Sembra esistere un giudizio assai diverso a seconda che si competa in Italia, con giurie “locali” o che si gareggi all’estero, alla presenza di giurie internazionali. 

 

Personalmente in Italia rilevo ancora un impressionante numero di sanzioni per “sbloccaggio”, nelle categorie giovanili come in quelle assolute. 

 

In merito all’eterno dibattito “sbloccaggio-sospensione”  non sono bastati i tre interessanti interventi pubblicati sul vostro sito Marcia dal Mondo (rispettivamente il 15/06/2017, il 6/07/2017 e l’11/07/2017), e il contributo di Antonio Amigo (brillante ricercatore dell’Università di Barcellona) pubblicato il 14/07/2017, per far cambiare le cose.

 

Ma soprattutto dovrebbe far riflettere a fronte dei nostri tanti sbloccaggi, il giudizio internazionale di Grosseto, a mio modo di vedere molto corretto, dove abbiamo assistito all’esatto opposto.

 

Non mi risulta sia cambiato molto, ammesso che tutto sia stato attentamente letto e metabolizzato, anche se non ne sono convinto: oggi si preferisce dare sfogo attraverso i Social Network piuttosto che dedicarsi a letture che affrontano i problemi alla radice.

 

Ritengo sia arrivato il momento di tornare a studiare la marcia atletica per convergere, il più possibile, su un modello tecnico di riferimento, coerente, scientifico, internazionalmente condiviso, possibilmente in un’ottica di “educazione al gesto sportivo”, e senza indulgere in severità formalistiche che deprimono, ma non migliorano i giovanissimi atleti.

 

Grazie se vorrete pubblicare su vostro sito, pregandovi di mantenere l’anonimato per ovvie ragioni di riservatezza.

 

Lettera firmata

 

 


 

 

 


Breve commento di Marcia dal Mondo

 

 

Chi fa marcia da anni sa molto bene come la pensiamo e sa altrettanto bene che sottoscriviamo a 361° il contenuto di questa lettera aperta.

 

E' sulle conclusioni che abbiamo qualche dubbio. 

 

Dal 2004 al 2016 sono stati organizzati in Italia una serie di convegni o seminari (mediamente uno all'anno, inizialmente e negli ultimi anni uno ogni due anni), gli atti dei quali sono stati quasi tutti pubblicati anche su queste nostre pagine web.

Questi convegni seminari hanno quasi sempre avuto la presenza dei tecnici assieme a quella dei giudici e  ad ogni convegno uno dei topics è stato quello della differenza del giudizio nazionale da quello internazionale, tant'è che negli ultimi convegni hanno partecipato anche illustri relatori internazionali.

 

Se questa lettera vuole aprire la strada ad un ulteriore convegno/seminario su questo argomento ci chiediamo perchè dovrebbe ora cambiare qualcosa se per anni non è cambiato nulla ? E' la nostra mentalità che deve cambiare, non crediamo che un convegno in più sia la bacchetta magica.

 

Se questa lettera vuole essere invece una riflessione che ognuno di noi dovrebbe fare a priori nel suo quotidiano approccio agli allenamenti ed al giudizio, quando di questo si tratta, ebbene forse il ricredersi ad occhi aperti su quanto fatto fino ad oggi da tutti ci aiuterebbe ad allinearci più velocemente a quello che piaccia o non piaccia è l'ago discriminante della bilancia: il giudizio internazionale
In sostanza al cambio di mentalità !

 

Buon lavoro, in ogni caso.