27/02/2020   Il record di Giovanni De Benedictis battuto dopo 35 anni: il pensiero dell'ex atleta






 

 

 

Riceviamo, con piacere, questo pensiero di Giovanni De Benedictis la cui miglior prestazione italiana U18 (allora si chiamava Allievi) è stata ”mandata in soffitta” dopo 35 anni e 20 giorni.
 
Lo abbiamo pubblicato con piacere, in particolare anche per le considerazioni finali che De Benedictis fa e che, anche secondo noi, sono “l’avversario principale di tutte le battaglie sportive”.
 
 

 


 

 

La migliore prestazione italiana U18 sui 5000 metri di marcia indoor, realizzata da Nicola Lomuscio la scorsa settimana ad Ancona nel corso dei Campionati Italiani Assoluti Indoor, col tempo di 20:54.38, mi permette di fare diverse considerazioni sulla marcia; alcune di carattere particolare e personale, e altre più generali.

 

Innanzitutto mi complimento con il giovane marciatore pugliese, tesserato per l’Amatori Atletica Acquaviva. Migliorare un ‘record’ che non immaginavo quasi più di detenere ‒ sono passati 35 anni dal mio 20:57.92 ‒ fa riflettere. L’Italia che marcia è capace di produrre, ciclicamente, enfant prodige che coi loro risultati, spesso notevolissimi, scatenano la fantasia dell’immaginario collettivo sportivo e lanciano l’annoso refrain: “Abbiamo il nuovo campione olimpico?”.

 

Quando nel lontano 1985 stabilii la migliore prestazione italiana U18 dei 5000 metri di marcia, in 20:57.92, gareggiai in solitaria per 25 giri. Era febbraio. Circa due mesi dopo, sempre in solitaria, percorsi la distanza ‒ stavolta outdoor ‒ in 20:10.5. Era il 30 di marzo. Due settimane dopo, era il 13 di aprile, marciai, sempre da solo, i 10 Km in pista in 41:50.2, transitando a metà gara in 20:37.

Ricordo pure di aver vinto, ancora nel 1985 ma a settembre (di ritorno da Campionati Europei Junior, dove arrivai terzo, a 17 anni) una 20 km su strada, internazionale, da Salerno a Paestum. Sconfissi il francese Jean-Claude Corre (atleta di 24 anni; olimpico a Seoul nel 1988) sotto un sole micidiale. In quell’occasione marciai addirittura pochi secondi sopra l’ora e trenta. Avevo diciassette anni.

 

Venendo a considerazioni più generali, e meno personali, ribadisco che l’Italia, da sempre, ha saputo produrre marciatori dal talento limpido e precocissimo . Molti di essi (troppi?), però, dopo i 19 anni rallentano la loro crescita, fino a tradire clamorosamente le attese di chi in loro vedeva dei sicuri fuoriclasse.

 

Quali le cause? Beh, l’argomento è assai complesso. Non ho consigli a buon mercato, ma so che per far maturare un marciatore di talento, che abbia intorno ai 18 anni, occorrono non meno di quattro anni. Un tempo da impiegare in modo perfetto, usando scienza e coscienza. Un tempo di lavoro assiduo, duro e di costruzione continua sulla tecnica, che accompagnerà l’atleta lungo tutta la sua carriera.

 

Il talento da solo non basta, e i risultati di eccellenza sono sempre il frutto di scelte anche difficili, ma sapienti. L’obiettivo primario di un atleta non può essere il mero riscontro economico o, come spesso avviene in Italia, l’ottenimento del cosiddetto “posto di lavoro fisso” all’interno di un gruppo sportivo militare. Guai a confondere il fine con i mezzi.

 

 

Giovanni De Benedictis

 

 

 

 
Mikhahil Schennikov (#451 - 1st in 42:00), Daniel Plaza (#374 - 2nd in 42:00) e Giovanni De Benedictis (#241 - 3rd in 42:56) ai Campionati Europei U20 di Cottbus 1985
 
 
 
 
Le prime fasi della gara dei Campionati Europei U20 di Cottbus 1985
(foto grazie a Stefan Malik - CZE)