World Championships - WCH 2007 Maschile

11th ed. Osaka (JPN)









20 Km. men

Sono in 42 alla partenza il 26 agosto 2008 alle ore 8.00 in una giornata che presenta una temperatura di 32° celsius ed una umidità del 51°. Non sono le condizioni ottimali per i marciatori, ma nemmeno la tanto temuta giornata impossibile.

Il gruppo procede compatto per circa tre giri, quando l’Italiano Ivano Brugnetti, rompe gli indugi e impone il suo ritmo, sopravanzando gli altri di una distanza che arriverà a sfiorare i 200 metri. Il gruppo lascia fare fino al 12 Km., quando sotto l’impulso di Jefferson Perez, che rompe gli indugi, inizia la rimonta. Nel frattempo la giuria a già mietuto le prime vittime.

Sono infatti usciti dalla gara per squalifica, nell’ordine, rispettivamente: Andres Choco (Ecuador), Gabriel Ortiz (Messico), Daniel Garcia (Messico) e Gustavo Restrepo (Colombia). Lo stesso Ivano Brugnetti, che è ancora il leader della gara, è gravato da due proposte di squalifica, il che fa sì che debba frenare la sua andatura. Poco dopo è ripreso dal trio composto da Perez, Ghoula e Fernandez, che sembrano intenzionati a por fine ai giochi per la lotta per le medaglie.

Brugnetti tenta una qualche resistenza, ma subito dopo riceve la terza proposta di squalifica e abbandona amaramente la partita, seguito ad alcuni minuti di distanza da un’altro dei nomi noti del panorama mondiale: l’australiano Jarred Tallent. Per le medaglie i giochi sembrano fatti, solamente non si conoscono ancora i colori.

La gara si entusiasma, prima tenta Perez, poi Fernandez, poi e Ghoula a sopravanzare di qualche metro, ma l’ecuadoregno sembra controllare la situazione con una serenità impressionante. Nel frattempo anche il russo Yerokin è stato squalificato, e fra gli inseguitori del terzetto si assiste all’imprevisto crollo di un altro atleta russo che era considerato tra i possibili attori e pretendenti la medaglia.

Cedono abbastanza in fretta anche Erik Tysse (Norvegia) e Robert Heffernan (Irlanda) e Luke Adams (Australia), questi ultimi gravati da due proposte di squalifica, mentre si assiste a un entusiasmante recupero dell’italiano Giorgio Rubino. All’ultimo giro dopo il trio di testa ci sono il Eder Sanchez (Messico) e Andre Hohne (Germania) seguiti da Heffernan, Adams, Rubino e Tysse.

In testa Perez decide che se vuole vincere il terzo oro consecutivo ai Campionati Mondiali è l’ora di partire. Forza l’andatura, ma stranamente non lo segue Fernandez, ma il tunisino Ghoula, mentre Fernadez cede una cinquantina di metri. Perez forza ancora, salta l’ultimo rifornimento e s’invola verso lo stadio, dove entra, con una lucidità impressionante, salutato da un tripudio di folla: era la vittoria forse più attesa (tempo: 1:22:20).

E’ a 120 metri dall’arrivo quando entra Ghoula, seguito a circa 35 metri da Fernandez. Perez taglia tranquillo il traguardo, e subito dopo preso dai crampi, si accascia al suolo, mentre dietro di lui si consuma un dramma. Ai 100 metri dall’arrivo Ghoula ha ancora 25 metri di vantaggio su Ferandez: forse non si accorge che l’andatura dello spagnolo è molte più veloce della sua, forse pensa alle due proposte di squalifica che pesano su di lui, forse pensa che abbia già l’argento in tasca, fatto sta che comincia a salutare il pubblico e a rallentare.

Fernandez capisce che per l’argento forse non è ancora tutto perduto, incrementa ancora e un metro prima della linea di arrivo passa l’attonito tunisino che gli da una pacca sulla spalla (tempo per entrambi: 1:22:40). Nel frattempo, nel tunnel che immette allo stadio, altro dramma: Hohne crolla a terra ed è portato via in barella.

Tagliano il traguardo in quarta posizione un brillante Eder Sanchez (1:23:36) e un entusiasta Giorgio Rubino (1:23:39) che sprizza di gioia dopo la squalifica subita meno di un mese prima agli europei Under 23 a Debrecen in Ungheria.

Ma le sorprese non sono finite. L’andatura di Fernandez è considerata dal giudice capo americano come non conforme la regola che gli concede il potere di squalifica diretta negli ultimi 100 metri, chiama l’arbitro giapponese, si spiegano e chiede che vada a notificare la squalifica a Fernandez. Probabilmente c’è un’incomprensione, fatto sta che è lo stesso giudice capo, quasi sette minuti dopo l’arrivo di Fernandez a notificargli la squalifica alle 9:29.

La delegazione spagnola presenta reclamo contro questa decisione. Si riunisce la Giuria d’Appello. La discussione si protrae per quasi un’ora. Alla fine Fernandez è reintegrato nel suo secondo posto, e Ghoula in terza posizione, così come aveva tagliato il traguardo. La cronaca è terminata: il resto sono considerazioni diverse che arrivano da più parti a favore o contro di quest’ultima decisone.

Non c’è però alcuna polemica: la sera sul podio una calorosa stretta di mano tra i due, fra l’altro anche amici di allenamento, ma l’applauso più grande va a Jefferson Perez che corona, con questa meritata vittoria, il sogno di vincere, unico uomo al mondo tre Campionati Mondiali consecutivi.

 

 

50 Km. men

 

Sono in 54 alla partenza la mattina del 1.9.2008 alle ore 7.00 con una temperatura iniziale di 25° Celsius e un tasso di umidità attorno all’80%. Nel corso della gara la temperatura si eleverà fino a 30°, mentre l’umidità calerà notevolmente fino a raggiungere il 56%.

Tra i favoriti della vigilia su di tutti spicca il nome di Nathan Deakes, ma anche quelli del Campione Europeo Yohann Diniz e del giovane Campione Italiano Alex Schwzer che detiene la miglior prestazione mondiale dell’anno, oltre ovviamente a solito russo Denis Nizhegorov.

La gara non dice molto per i primi 20 Km., se non di due tentativi di uscire dal gruppo, forse improvvidi, di Santiago Perez (Spagna) e di Caohong Yu (China), entrambi destinati a concludersi, il primo con un abbandono, il secondo addirittura 2h15 minuti dopo la partenza con una squalifica. Ma intanto sono serviti a movimentare un po’ la gara. Anche i giudici, da parte loro, ci hanno pensato: infatti, nelle prime due ore e mezzo sono stati squalificati nell’ordine: Omar Zepeda (Messico), Zoltan Czukor (Ungheria), Colin Griffin (Irlanda), Duane Cousins (Australia), Fredrik Svensson (Svezia), Jesus Angel Garcia (Spagna), che era, ripete così la controprestazione di Helsinki 2005,

il già citato Caohong Yu (China), Andreas Gustafsson (Svezia), figlio dell’argento olimpico di Los Angeles, Bo Gustafsson, e in ultimo l’altro cinese che tentava di mettersi in luce Chengliang Zhao. I favoriti hanno scelto delle tattiche di gara diverse: Deakes quella di stare sempre con il gruppo di testa, ma non certamente quella di seguire chi tenta l’avventura di turno, Diniz, quella di stare un po’ più defilato, ma a un certo punto non demorde dalla possibilità di fare il suo tentativo e va in testa verso il 28 Km.

Non ci rimarrà molto, perché sarà sanzionato con due proposte di squalifica che lo indurranno a più miti consigli, e, infatti, sarà raggiunto da Deakes. Nizhegorodov viaggia assieme agli altri russi, Kirdyapkin e Voyevodin a quasi un paio di minuti di distanza dai leader, Schwazer, ancora un po’ più attendista, viaggia dietro di loro a una quarantina di secondi. L’altro russo Vladimir Kanaykin invece poco prima del flebile tentativo di Diniz, e dopo il crollo di Chaohong Yu, era andato in testa a giocare le sue carte, ma pagherà questo suo sforzo anch’egli con un ritiro.

Al Km. 30 la gara, come fra l’altro sempre accade, assume una fisonomia diversa. In testa ci sono Deakes, Diniz, il giapponese Yamazaki, ancora Kanaykin e seguiti a non molto da Kirdyapkin; dietro nel frattempo Schwazer si è mosso e sta raggiungendo Nizhegorodov. Nel tira a molla fra il francese e l’australiano a farne le spese è proprio l’atleta di casa, che comincia a perdere delle posizioni. Da dietro invece la coppia formata da Nizhegorodov e Schwazer viaggia di conserva e riduce il proprio svantaggio verso il 35 Km.

Quando, poco prima del 42 Km., Schwazer (che è gravato da una proposta di squalifica diretta per un improvvido errore a un giro di boa) lascia la compagnia di Nizhegorodov incitato dal proprio team Deakes sta conducendo con un margine abbastanza tranquillo su Diniz, ma con una proposta di squalifica pendente sul suo capo da più di un’ora (alla quale poi non sono seguite delle altre), mentre il francese, lo ricordiamo ne ha due.

L’andatura di Schwazer fino al 45 Km. è impressionante: il team francese e quello australiano se ne accorgono e invitano i battistrada a dar fondo alle loro energie se non vogliono essere ripresi dallo scatenato giovane italiano. I suoi ultimi 5 Km. sono addirittura impressionanti. Ma non basta. Deakes entra nello stadio di Osaka quasi stremato ma con circa 200 metri di vantaggio su Diniz a sua volta seguito ad altri 150 metri dall’italiano. Deakes taglia il traguardo vincitore (3:43:53) piangendo di gioia, Diniz lo segue a 29 secondi anch’egli felice di aver salvato l’argento da quell’italiano che viaggia dietro di loro a una velocità doppia e con una marcia stupenda.

Ma è proprio Schwazer a non essere contento, all’età di 23 anni, del secondo bronzo mondiale della sua carriera, dopo di quello di Helsinki 2005. I suoi ultimi 50 metri sono una continua lotta con la sua coscienza e con il suo berrettino che scaglia amaramente a terra, mentre taglia il traguardo. Non vuole interviste, gira come uno che avesse appena terminato una passeggiata, e non si capacita di quello che, secondo lui non è un bronzo vinto, ma un oro perso.

Ci pensa poi il suo allenatore Sandro Damilano, a ricondurlo a una più tranquilla realtà e alle interviste. Lui se la prenderà con se stesso, Deakes dirà invece: “Ci ha graziato”. Gli altri italiani: il romano Marco De Luca purtroppo, in giornata non brillante, ha abbandonato la gara dopo il 35 Km., il triestino Diego Cavagna, arriva 18° in 4:06:03, senza infamia e senza lode. Forse da lui ci si attendeva qual cosina di più, almeno nei primi sedici. Nizhegorodov arriva quarto a oltre due minuti da Schwazer, mentre quinto taglia il traguardo l’atleta di casa Yuki Yamazaki, barcollante, ma si capisce subito che c’è qualche cosa che non va.

Infatti, per un errore di un giudice giapponese è fatto entrare in pista, quando invece gli manca ancora un giro: sarà considerato come ritirato. L’immagine sul maxischermo del suo allenatore Fumo Immura, con le mani a coprirsi il volto, che arriva allo stadio quando Yamazaki è già a metà della porta d’ingresso e quindi troppo tardi, la dice lunga. L’errore umano c’è sempre: questa volta a compierlo è stato il perfezionismo giapponese. Quinto in il proprio personale Erik Tysse, che batte il più pronosticato connazionale Nymark, soltanto ottavo. Una bella 50 Km.; ma dei 54 partenti solamente 31 tagliano il traguardo. Nove sono stati gli squalificati e altri 14 hanno abbandonato, tra i quali il povero Yamazaki.