World Championships - WCH 2005 Maschile

10th ed. Helsinki (FIN)









20 Km. men

 

La gara si svolge il 6 agosto 2005, in uno dei pochi pomeriggi di sole di quelli che saranno ricordati come i Campionati Mondiali più bagnati. Ma fortunatamente Helsinki risparmia dall’acqua la marcia, e sarà così anche nelle altre gare, quella femminile e quella maschile sulla 50 Km. salvo un breve scroscio di un paio di minuti, nemmeno tanto intenso. La gara si svolge quindi in condizioni ideali: la temperatura è di 21° Celsius e l’umidità alla partenza del 40%.

Quarantatré sono gli atleti alla partenza in rappresentanza di 27 Federazioni Atletiche. I favoriti della vigilia sono i soliti nomi: Jefferson Perez (Campione Mondiale uscente di Parigi 2003), Francisco Fernandez che vanta la terza prestazione mondiale dell’anno (1:17:52),

Ivano Brugnetti Campione Olimpico in carica di Atene 2004, che il 23.7.2005 ha Sesto San Giovanni ha stabilito, con il tempo di 37:58, la miglior prestazione mondiale sui 10.000 in pista togliendola al Cecoslovacco Josef Pribilinec. A essi si aggiungono i Russi, Ilya Markov, in particolare, e i Messicani Bernardo Segura e Cristian Berdeja, sui quali però, come spesso, pende il dubbio della valenza tecnica. Il percorso però non è di quelli ideali: prima di arrivare al circuito di 2 Km. gli atleti devono affrontare una non semplice discesa dallo stadio, che poi all’arrivo dovranno compiere in salita, e lo stesso circuito è leggermente ondulato; in ogni caso certamente migliore di quello dei Campionati Europei del 1994.

Si forma subito un gruppetto con i migliori: Perez, Fernandez, Brugnetti, Segura, Molina,. Markow, Ghoula, Hohne, Burayev e altri che transitano ai 5 Km. in 19:48, guidati da Fernandez e Brugnetti. Tra il 5 Km. e il 10 Km. l’andatura è a strappi con i seguenti passaggi: 6° Km. in 4:00, 7° Km. in 3:52, 8° Km. in 3:58, 9° Km. in 3:54, 10° Km. in 4:00. Il 10 Km. è passato in 39:31, è ridotto a quattordici unità ed è guidato sempre da Fernandez. Lo compongono oltre allo spagnolo, l’altro spagnolo Molina, gli ecuadoregni Perez, e Saquipay, l’italiano Brugnetti, il tunisino Ghoula, i messicani Sanchez, Segura e Berdeja, i cinesi Zhu e Yu, il colombiano Lopez, il bielorusso Trotskiy e il russo Markov. Nel frattempo la giuria ha già squalificato il salvadoregno Walter Sandoval che viaggiava verso metà classifica. Dopo il 10 Km. la gara si apre, arrivano le prime squalifiche di nomi importanti.

Nell’aro di quattro minuti (tra le 19.22 e le 19:26) sono costretti ad abbandonare il percorso prima dell’11 Km. per squalifica il cinese Yu Chaohong, (19.22), il russo Ilya Markov (19.25) e il messicano Cristian Berdeja (19:26), che viaggiavano tutti nel gruppo di testa. Nello stesso giro esce dalla scena un altro dei favoriti: l’italiano Ivano Brugnetti che si ferma più volte per problemi di stomaco, rispende, transita al 12 Km. con 45” di svantaggio dai primi, e si fermerà definitivamente prima del 13 Km. Il passaggio al 13 Km. non sarà pure raggiunto da un altro atleta del primo gruppo, che si fermerà però per squalifica: Bernardo Segura. Al 15 Km., dopo una serie di batti e ribatti i giochi sembrano fatti.

A guidare la gara sono rimasti in due Jefferson Perez e Francisco Fernandez seguiti a 12” dalla coppia Rolando Saquipay e Juan Manuela Molina. Due ecuadoregni e due spagnoli in lotta per tre medaglie. Nel frattempo il russo Viktor Burayev, altro nome altisonante, si ferma: d’altra parte non era mai stato in gara. Dietro ai quattro è rinvenuto intanto dalle retrovie il tedesco Andre Hohne.

Poco dopo il 16 Km. però, davanti a un gruppo di urlanti tifosi ecuadoregni con cartelloni inneggianti a Perez e Squipay, quest’ultimo è fermato dalla giuria. In effetti, la sua marcia era da qualche decina di minuti al di fuori dei canoni permessi dalle regole; la lotta per le medaglie è terminata, sia per i pretendenti sia anche per il colore, infatti, Perez con due parziali al Km. di 3:53 e di 3:47 (rispetto ai 4:00 e 3:50 di Fernandez) si presenta all’ultimo giro con un vantaggio rassicurante, nonostante sia stranamente gravato da un cartellino rosso.

Nell’ultimo giro e nel raccordo per raggiungere lo stadio guadagna ancora 10” secondi sullo spagnolo, che sembra accontentarsi dell’argento, come due anni prima a Parigi. Perez termina in un tripudio di folla in 1:18:35, lo segue Fernandez in 1:19:36. Terzo è Molina in 1:19:44 che va quasi a insidiare l’argento del connazionale. I due spagnoli si abbracciano e festeggiano assieme: è un buon momento per la marcia spagnola, nonostante che il più titolato dei due soffra ormai di una malattia psicologica, che si accentua a ogni Campionato Mondiale: la “Perezite”. Quarto arriva Hohne gravato da due proposte di squalifica, seguito dal tunisino Ghoula, autore di una bellissima gara. Solamente sesto il primo dei russi Vladimir Stankin a 1:50 dal vincitore. Per la scuola russa questa 20 Km. non è stata certamente una buona gara, ma avranno tempo di rifarsi, e si rifaranno, sia con la 20 femminile sia con la 50 Km.

L’altro italiano, autore di una gara regolare, Lorenzo Civallero, ottiene un onorevole 14° posizione, siglando in 1:22:52 il suo miglior tempo stagionale e il settimo della sua carriera. Nei sottopassaggi dello stadio di Helsinki, poco dopo una frettolosa premiazione, avviene l’incontro tra un Perez pieno di gioia e un Squipay in lacrime, con altri personaggi del mondo della marcia. Perez umilmente, come suo costume, chiede che cosa si possa fare per far migliorare la tecnica del suo connazionale, nel quale lui vede il suo potenziale erede. Qualcuno lo indirizza timidamente in quel di Saluzzo. Non sanno ancora che la cosa sarà presa seriamente. Sarà l’ultimo pianto di Saquipay: da allora lo vedremo sempre sorridere.

 

50 Km. men

L’assenza di Robert Korzeniowski rende la gara orfana del suo principale attore. La Cina presenta alla partenza assieme alla Russia sei tra i migliori sette atleti dell’anno, che ovviamente sono i favoriti: Yucheng Han, Shucai Xing, Chengliang Zhao, Vladimir Kanaykin, Alexsey Voyevodin e Sergey Kirdyapkin. E’ inoltre accreditato di un buon tempo il francese Yohan Diniz, ma da lui come dagli spagnoli Mikel Odriozola e Jesus Angel Garcia, e dagli italiani Alex Schwazer e Marco De Luca ci si attende un piazzamento nelle posizioni attorno a quelle dei finalisti.

La lotta per le medaglie sembra un affare ristretto tra Cina e Russia. La partenza vede schierati quarantaquattro atleti in rappresentanza di venticinque paesi, alle 11.35 del 12.8.2005 con una temperatura iniziale di 16° Celsius e che non supererà mai i 19°, ma con un elevato tasso di umidità peri al 94%, destinato a calare, dopo che verso l’ora e mezzo di gara un breve piovasco rinfresca ancora l’aria e porta l’umidità a un più gradevole 73%.

I primi 10 Km. sono coperti in 44:12 con al comando Alexsey Voyevodin e Sergey Kirdyapkin seguiti a 50” da un gruppetto di una decina di atleti. Sempre i due Russi in testa dal 20 Km. passato in 1:28:02, seguiti a breve distanza da Vladimir Kanaykin, che però è un “fantasma” avendo collezionato proprio al 20 Km. il terzo cartellino rosso: farà in tempo a raccoglierne un quarto prima di essere squalificato alle 13:06. Assieme a lui sono già usciti dalla gara per qualifica, nell’ordine Aleksandr Rakovic (Serbia) e il francese Yohan Diniz. Dietro ai due russi viaggia il cinese Zhao, seguito a una quarantina di secondi da un gruppetto di sette atleti.

La situazione si evolve e si dipana un po’ al 30 Km., che vede sempre in testa Kirdyapkin (2:11:47) con una ventina di secondi di vantaggio sul connazionale. Alle loro spalle, non molto distante, sempre il cinese Zhao, a sua volta seguito da un gruppetto comprendente il norvegese Nymark, l’altro cinese Xing, il messicano Zepeda e la vera sorpresa, il giovanissimo italiano ventunenne Alex Schwazer, al quale continuamente il suo allenatore Sandro Damilano grida di stare coperto, perché la gara è ancora lunga e lui non ha l’esperienza degli altri: il ragazzo pare però non ascoltarlo. Nel frattempo la giuria ha tolto di gara per squalifica anche il messicano Miguel Solis, lo svedese Fredrik Svensson, che viaggiavano nelle retrovie, ma anche i più titolati Viktor Ginko (BLR) e Aigars Fadejevs (LAT) e Grzergorz Sudol (POL) che viaggiavano a ridosso del gruppetto di Nymark. Il passaggio al 40 Km. vede sempre in testa Kirdyapkin (2:54:39), seguito a quasi due minuti da Voyevodin (2:56:30): la loro marcia è bellissima, come del resto è comunemente quella della scuola russa, e non sono gravati da alcuna proposta di squalifica.

La lotta per le prime due medaglie, salvo crolli improvvisi, sembra essere una faccenda tra russi. Nel frattempo è uscito dalla gara per squalifica un altro atleta che viaggiava nelle posizioni a ridosso dei primi, lo spagnolo Mikel Odriozola. Dietro i due russi passa, in piena crisi, sempre il cinese Zhao, seguito a meno di un minuto dalla coppia italo – norvegese composta di Schwazer e Nymark. I due sembrano non fare fatica: ogni tanto si scambiano anche qualche frase. La loro situazione tecnica non presenta particolari problemi poiché sono entrambi senza proposte di squalifica, ma mentre il norvegese ha subito soltanto tre richiami, l’italiano ne ha collezionati ben otto (tutta la giuria al completo: l’ha visto non tanto bene, ma nemmeno tanto male) che resta un po’ più a rischio. Tra il 42° e il 43° Km. l’italiano rompe gli indugi e con un parziale di 4:16 e 4:15 stacca il norvegese e intende andare all’attacco di Voyevodin che presenta qualche momento di crisi. Nel frattempo uno degli otto richiami si è trasformato in proposta di squalifica, ma sarà l’unico.

Questo preoccupa il team italiano che gli grida di conservare la terza posizione che rappresenterebbe un traguardo storico, ma lui insiste: “Dov’è Voyevodin ?” chiede. A due giri dal termine (48 Km) la situazione è la seguente: in testa Kirdyapkin (3:29:25), seguito da Voyevodin (3:32:30), terzo Schwazer (3:33:18) che viaggia su dei ritmi anche più veloci di Kirdyapkin, quarto Nymark (3:34:20). Sta pagando lo scotto il cinese Zhao, ma resiste in quinta posizione. Sempre in questo periodo si stanno consumando alcune delle squalifiche, forse a detta della maggior parte degli addetti ai lavori, tra le più inutili. Escono dalla scena lo slovacco Milos Holusa, il neozelandese Craig Barrett, lo spagnolo Jesus Angel Garcia, l’italiano Diego Cafagna e infine l’atleta di casa il finlandese Jani Lehtenen.

Di essi solamente lo spagnolo viaggiava attorno alla 9° posizione. L’ultimo giro e il tragitto di raccordo verso lo stadio vedono il trionfo dei due atleti russi. Kirdyapkin è stato in testa quasi tutta la gara, ma vede anche uno scatenato Schwazer, incurante dei richiami ricevuti e delle grida dal suo team, che tenta in tutti i modi di agguantare l’argento, che però appare molto, troppo lontano, nonostante compia gli ultimi due Km. in 4:17 e 4:19. Arrivano così: 1. Kirdyapkin in 3:38:08 2. Voyevodin in 3:41:25 3. Schwazer in 3:41:54 Bisogna attendere ancora 2:10 per vedere arrivare il norvegese Nymark in quarta posizione, comunque autore di una splendida gara, mentre resiste al quinto posto il cinese Zhao, unico superstite.

Gli altri due avevano abbandonato la gara: Xing poco prima del 40 Km. e Han, ancora prima verso il 38 Km. L’euforia nel clan italiano è alle stelle: è, infatti, l’unica medaglia raccolta nella piovosa spedizione finlandese, l’unico raggio di sole, che però quasi fa passare in secondo piano la bella prova di Marco De Luca (13° in 3:58:32).